La casa di Giovanna presso la Residenza Ispra Relais
Uno spazio ad hoc interamente dedicato ed evocativo dell’ambiente domestico e delle piccole cose quotidiane, delle abitudini e consuetudini più care: il confortevole tinello, la cara sedia a dondolo, il cestino dei lavori, l’album di famiglia; il luogo dello stare insieme, dell’incontrare i propri nipoti e di tante altre attività che hanno sempre svolto e che qui nella Casa di Giovanna, all’interno della Residenza Ispra Relais, in una gioiosa ed assistita cornice, potranno continuare a coltivare.
“…plasmiamo le nostre case e poi siamo plasmati da esse…” W.Churchill
“CASA” è una parola magica che appena si pronuncia suscita in tutti noi ricordi ed emozioni speciali. La casa è il luogo in cui siamo cresciuti, è il posto che abbiamo costruito e abbellito quando ci siamo sposati, in cui abbiamo cresciuto i nostri figli e viziato i nostri nipoti, in cui abbiamo amato e ci siamo rifugiati nei momenti di tristezza e sconforto, in cui abbiamo toccato con mano la felicità.
La casa è lo spazio di massima familiarità in cui ci si muove “ad occhi chiusi” e in cui ci si sente completamente liberi. Casa non è solo il posto in cui siamo vissuti ma anche un luogo in cui ci siamo sentiti accolti e capiti, in cui abbiamo custodito gli oggetti più cari, in cui ci siamo rifugiati con i nostri pensieri e abbiamo sognato l’avvenire. La casa ci accompagna per tutta la vita e anche quando siamo lontani sentiamo il bisogno di ricreare intorno a noi un ambiente che dia l’illusione di essa.
Questo è ciò che succede anche all’anziano quando la malattia o la perdita delle autonomie lo costringono ad allontanarsi ” per sempre” dalla propria abitazione. Gli studi condotti da Moyra Jones sugli anziani inseriti nelle strutture residenziali che hanno poi portata a formulare la sua teoria del Gentle Care, hanno dimostrato come un ambiente più familiare che ricrei in alcuni aspetti l’ambiente in cui viveva precedentemente l’ospite, possa influire positivamente sul disorientamento, sulla dispercezione, sulla funzionalità motoria e sulla cognitività. Non solo: un ambiente in cui l’ospite possa muoversi liberamente ed in piena sicurezza, in cui possa usufruire istintivamente degli oggetti, che possa controllare ed esplorare, agendo autonomamente la propria creatività , gli restituisce dignità e promuove il suo benessere.
E’ a partire da questi presupposti che nasce il progetto de “la Casa di Giovanna”, immaginato come il luogo dei ricordi, un posto che richiami alla memoria la nostra casa e in cui ci si possa “sentire a casa”; un posto in cui sfruttare in libertà ed autonomia tutti gli spazi, in cui interagire con ospiti ed operatori in tutta tranquillità, in cui rilassarsi; uno spazio terapeutico di riattivazione e stimolazione sensoriale, mnemonica e motoria.
OBIETTIVI
Obiettivi fondamentali del progetto sono:
• mantenimento delle autonomie residue, promozione del benessere della persona nel rispetto della sua dignità
• riduzione di disturbi comportamentali
• stimolazione della memoria
• stimolazione della creatività
• stimolazione della libera espressione dei vissuti
• stimolazione delle capacità cognitive residue
• stimolazione dell’affettività e della cura del sé
• stimolazione della capacità di interazione e socializzazione con l’altro.
DESTINATARI
Destinatari principali del progetto sono gli ospiti affetti da demenza con disturbi dell’attività psicomotoria (vagabondaggio, affaccendamento afinalistico, etc) con alterazioni dell’umore, ansia, agitazione, grave decadimento cognitivo. Destinatari secondari sono gli ospiti non affetti da demenza e con sufficienti o buone capacità cognitive, relazionali e motorie.
DESCRIZIONE DELLA CASA
“La Casa di Giovanna” si compone di 4 locali: cucina, tinello, salotto e bagno. I locali sono stati arredati con mobili che in qualche modo potessero risultare evocativi del “loro” ambiente domestico tipico degli anni 40 e 50; di una casa ancora “non dormitorio” come oggi ma, delle mille piccole attività, dello stare insieme. La casa è corredata di oggetti e foto antiche appartenenti agli ospiti stessi o di uso quotidiano (lavatrice, asse da stiro, stendino etc.).
LE ATTIVITA’
Le attività proposte sono state studiate in modo che siano aderenti alle capacità residue degli ospiti e alle loro personali inclinazioni, e che coinvolgano solo piccoli gruppi (massimo 4 persone). Verranno gestite principalmente dall’educatore professionale e solo in alcuni casi dal personale socio assistenziale. Si cercherà di dare all’ospite la libertà di gestione dello spazio e di utilizzo degli oggetti che verranno messi a disposizione a seconda delle diverse capacità. I tempi verranno scanditi solo ed esclusivamente dalle esigenze dell’ospite.
Le attività programmate saranno:
IGIENE DEL MATTINO in cui l’ospite verrà stimolato dall’educatore professionale, a prendersi cura del suo corpo con piccoli gesti (lavarsi il viso, le mani, pettinarsi, ecc.);
COLAZIONE l’ospite verrà stimolato a preparare la colazione con l’educatore, apparecchiare e sparecchiare, riordinare la cucina.
PRANZO si cercherà di ricreare un ambiente tranquillo e rilassante che faciliti l’ospite solitamente agitato ad alimentarsi in autonomia. Alcune attività già svolte in struttura, come il laboratorio cucina, laboratorio creativo, laboratorio culturale, verranno svolte all’interno della “Casa di Giovanna” e arricchiti di momenti di condivisione come le attività gestite dal personale socio assistenziale saranno di tipo informale e verranno gestite a seconda delle esigenze momentanee dell’ospite. Sarà possibile ascoltare la musica o la lettura di una storia o svolgere attività del quotidiano come stendere, stirare, lavare gli indumenti, ecc.
VERIFICA La verifica del raggiungimento degli obiettivi e dei progressi dell’ospite verrà effettuata ogni mese in modo da rendere possibile la modifica in itinere della tipologia degli interventi.
CONCLUSIONI
Per i nostri anziani molto spesso la RSA diventa la loro “nuova casa” dove entrano pensando che sia solo ed esclusivamente il posto in cui si concluderà la propria vita, a noi invece piace pensare che si possa ancora sognare il proprio domani “rivivendo” il passato. “…ogni volta che un vecchio sbarca da noi completamente a pezzi…. Therese lo attira nel suo angolo gli prende d’autorità la vecchia mano, stende ad una ad una le dita arrugginite, liscia lungo il palmo come si fa con i fogli spiegazzati, e quando sente che la mano è perfettamente distesa …Therese si mette a parlare. Non sorride, non blandisce, si limita a parlargli del futuro. Ed è la cosa più incredibile che potesse capitargli: il futuro…”
(Daniel Pennac, La Fata Carabina). Dott.ssa Barbara Ludovico